La Sentirai Ridere.

Sarà nel sole di un giorno, identico agli altri, che le note della sua voce ti accarezzeranno.

La sentirai ridere nel vento, cristallina e gelida come acqua, e ti fingerai sordo.

Proverai a nascondere quel sentimento indecifrabile che di tanto in tanto ti assale, pensando che il mondo, e lei, non se ne accorgeranno mai.

Potrai raccontartela come hai fatto altre volte, ignorando la risposta che hai sempre avuto nel cuore.

Ma non sarà con questa illusione che cambieranno le cose.

Non cambierai tu, come non cambierà lei.

Poco importa, ti dico. Ci penserà il vento a ristabilire l’equilibrio.

Quella bilancia universale che sembrava in perfetta stabilità, e che insieme avete fatto pendere da un unico verso con così tanta violenza, da mandarla in frantumi, si ricostruirà pian piano.

Lo so che oggi ti sembra impossibile. E che ci soffri. Ma chi si mette in gioco, e sceglie di correre il rischio di vedere il proprio cuore andare in frantumi, pur di sentirlo riempirsi un giorno ancora, ha più resilienza di quanto immagini.

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Riflessi.

Questa sera fumavo una sigaretta in bagno, davanti allo specchio enorme che si trova dietro i lavandini.

Fissavo l’immagine riflessa, mentre sbuffavo il fumo a ripetizione, senza curarmi troppo dei particolari.

Ero quasi arrivato al filtro, quando i miei occhi hanno incontrato quelli del ragazzo in sedia a rotelle che mi stava seduto di fronte.

Senza che aprisse bocca, o emettesse un singolo suono, ho capito ciò che aveva da dire in quei profondi occhi azzurri: “Siamo la stessa persona, testina! Te ne sei già dimenticato?”.

Ho sentito il suolo aprirsi sotto di me, mentre un brivido freddo mi ha percorso la schiena.

Com’è possibile tutto ciò? Perché vedendo la mia immagine riflessa in uno specchio, mi ostino a non vedere una persona in sedia a rotelle?

Ho fissato per un po’ quel ragazzo che ricambiava le mie occhiate dallo specchio, cercando di scorgere altri messaggi in quegli occhi che si facevano via via, più tristi.

Alla noncuranza di prima, ho sentito sostituirsi la malinconia.

Poi, com’è arrivata, allo stesso modo se n’è andata. O forse così, ha voluto che credessi la mia mente.

Mi sono riproposto, in questi ultimi anni, di abbattere lo schermo che porta il mio cervello a filtrare la mia situazione, facendomene dimenticare l’esistenza. Mi ripeto che devo imparare a riconoscere la persona che ricambia i miei sguardi nello specchio, perché solo così imparerò ad apprezzarne il valore.

Eppure, nonostante abbia preso questa decisione con risolutezza, mi rendo conto raramente di essere tetraplegico. Questo meccanismo, abitudine, costrutto mentale (chiamatelo un po’ come volete) che mi ha salvato la vita anni fa, è un vizio veramente difficile da estirpare.

Sono consapevole della sua esistenza, ma non riesco a combatterlo.

E per quanto alcuni di voi la possano considerare una conseguenza giustificata di ciò che mi è successo, sono consapevole che ciò sia una mia grande mancanza.

Perché imparare ad essere consapevole di essere in sedia a rotelle, sarà la chiave che mi permetterà di sbloccare il mio potenziale, e fare l’ennesimo passo in avanti.

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Stringimi.

Stringimi, che sto per partire.

Ti chiederai dove, magari perché, ma una risposta non ce l’ho.

Non l’avevo allora, e forse non l’avrò mai.

Poco importa. Tu stringimi, che al resto penserà il vento.

Non saranno più le tue, le braccia in cui potrò affondare il volto, e le difficoltà del giorno.

Avremmo dovuto dircelo da tempo.

Ma il tempo, mentre mi stringevi ed io ascoltavo il tuo respiro, non passava mai davvero.

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Un Cuore.

Un cuore lo sa, o forse no, ma poco importa.

Non vuol sentir parlar di logica, in ogni caso.

Un organo curioso, e solitario, che ti porta incessantemente a cercarne uno simile.

Ma nonostante brami l’intrecciarsi per sempre ad un altro, solo rimane, a fare il suo lavoro.

E nella solitudine di cui è artefice, quando un cuore si spezza, a sentirne il frastuono sei solo tu.

Aggiustarlo poi, è faccenda complicata.

Puoi provare a raccoglierne i pezzi, incollarli con mano tremante, ma non c’è colla che tenga.

E sebbene la logica gli suggerisca di attendere paziente, ricomporre i cocci rotti del cuore, a un cuore, risulta impossibile.

Ti dicono che il tempo guarisce ogni ferita, che con lo scorrere dei giorni, i tagli che adesso lo lacerano andranno via via rimarginandosi; si trasformeranno in cicatrici, e tu non proverai più dolore.

Ma valla a spiegare tu questa teoria, a un cuore, quando ad ogni battito si accorge che ne manca un secondo, che fino a poco prima gli batteva all’unisono.

Quel ritmo che nel tempo lo ha alimentato, e che oggi non è altro che un silenzio assordante.

Un cuore lo sa, o finge che non sia così, ma poco importa.

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Dovremmo Stare Nudi, Io e Te.

Dovremmo stare nudi, io e te.

Sdraiarci sotto un tetto basso, ad ascoltar la pioggia picchiettare sulle tegole.

Battere il tempo con le dita, goccia dopo goccia, per lasciar scorrere le mani l’un sull’altro, mentre disegniamo capolavori che non vogliono pittura.

Mi prenderesti in giro, lo so. Diresti mille volte che penso solo a quello, che sono come tutti gli altri uomini.

Risponderei guardandoti senza emettere un suono, e abbozzando un sorriso, il mio silenzio ti darebbe ragione.

È vero. Che dovremmo stare nudi, io e te, lo ripeto spesso. Come ogni altro uomo, ti vorrei svestita sempre.

Ma puoi forse biasimarmi, se il destino ha fatto sì che t’incontrassi?

Se sono stato così scemo da svestirmi, per far entrare i tuoi occhi nei miei, perché farmene una colpa?

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Lo rimpiangerai sto corpo

Lo rimpiangerai sto corpo, quando volerò nel cielo, e guardando verso l’alto, mi scambierai col sole.

Lo rimpiangerai, e ripenserai al profumo, che scorreva come vita, nelle vene su di esso disegnate.

Lo rimpiangerai sto corpo, e vorrai riaverlo accanto. Vorrai stringerlo più forte, senza più lasciarlo andare. Ne cercherai la forma, i lineamenti, ma al vigore che ricordi, ti risponderà il silenzio.

Lo rimpiangerai un giorno, quando sale la mattina, e ti accorgerai d’un tratto, che di me non è rimasto, più né il corpo né la mente.

Lo rimpiangerai sto corpo, accartocciato su se stesso, perché nonostante tutto, ti faceva stare bene.

Dovrei scrivere più spesso

Dovrei scrivere più spesso, ma questo lo sappiamo. Lo so io, e lo sapete voi.

Dovrei scrivere più spesso, scrivere del mondo, narrare ciò che vedo, e raccontar la terra, con gli occhi di un bambino.

Dovrei scrivere più spesso, e meravigliarmi un poco, bearmi del creato, di tutto ciò che esiste. Continua a leggere Dovrei scrivere più spesso

Lasciami

Lasciami scegliere un mondo diverso, da ciò che la vita, ha scelto per me. Un mondo diverso, e di fatto, distrutto, così che io possa, giocando col tempo, vederlo rinato.

Lasciami correre, urlare e scappare, lanciarmi nel vuoto, e scoprire l’ignoto. Lasciami ridere, piangere o fingere, lasciami vivere, ma fallo davvero.

Lasciami scegliere di esser felice, se di quello che è stato, è rimasto il dolore. Se di quello che ho avuto, è rimasto l’odore.

Lasciami scendere come pioggia leggera, affinché cheti il mondo , e mi tinga di sera.

Lasciami andare, e non m’aspettare. Perché son partito, e non tornerò.

Se Morissi Domani

 

Se morissi domani, e di questa data infausta, avessi la certezza, mi incazzerei di brutto. Tormentandomi le mani, con lo sguardo volto al cielo, chiederei, perché fra tutti quanti, proprio io.

Passerebbe un’ora, magari un’ora e mezza, per capire che non serve a nulla, spender tempo odiando, se di tempo, non ne hai. Continua a leggere Se Morissi Domani