
Ciao! Ne è passato di tempo. Mea culpa, ho saltato il post di domenica. Era l’ultimo giorno che mio padre passava in Italia, ed ho scelto di stare con lui. In ogni caso, non intendo campare scuse né tantomeno giustificarmi. È andata così, e va bene lo stesso. Quello che intendo fare, in questo 19º episodio, e aggiornarti sugli ultimi avvenimenti.
Ho riiniziato a scrivere, tanto per cominciare. Sono andato avanti con Venti Decimi, ed ho ufficialmente terminato “Purgatorio”. Ad oggi, per completare la prima bozza, mi manca tutta la parte di “Paradiso”. Mentre vado avanti con la scrittura, l’idea iniziale va un po’ modificandosi. Non mi riferisco tanto al DNA del libro, che è rimasto invariato, quanto allo stile narrativo. Spostandomi in ordine cronologico sulla linea del tempo, le prime due parti sono state narrate tutte al passato, descrivendo i vari episodi. L’ultima, invece, sarà raccontata al presente, un po’ come faccio su questo blog. In ogni caso, una volta terminata la prima bozza, potrò avere un quadro generale di ciò che ho prodotto, e partire con la definizione dei dettagli. C’è ancora molto lavoro da fare, e più mi avvicino alla fine, più me ne rendo conto.
Parlando di “lavoro da fare”, sto scoprendo nuove sfaccettature della mia personalità, che non avevo mai visto prima. Come avevo detto in un post precedente, scrivere questo libro mi sta portando in un viaggio introspettivo, che mi forza a venire a termini con il vero me stesso. Ho scoperto, ad esempio, di essere l’opposto di uno stakanovista. Sono piuttosto indolente, e se non ho gli stimoli giusti, tendo ad abbandonare i progetti iniziati molto facilmente. La cosa bella dello scoprire come sono realmente fatto, è che posso intraprendere un percorso di crescita che mi aiuti a migliorare in quelle che sono le mie debolezze.
Ieri, mentre parlavo del libro con la mia fidanzata, le ho chiesto se mi reputasse un fancazzista. E la sua risposta è stata sì. Non c’erano cattiveria, o un giudizio di alcun tipo, in quella risposta. È la pura e semplice verità. Il tuo problema, ha continuato, è che sogni troppo e ti dimentichi di agire. Troppo spesso, ti fissi sull’orizzonte e vedi il progetto che hai intrapreso già completato, ma ti dimentichi di guardarti i piedi per muovere i primi passi verso il tuo obiettivo. E guardare l’orizzonte, è fondamentale. Bisogna sognare. Ma se non ti guardi i piedi, e cominci a muoverti un passo dopo l’altro, resti fermo nello stesso punto.
Sono stato lì, ad ascoltarla, pensando dentro di me che aveva fottutamente ragione.
Sognare troppo, senza metterci azione, è come voler attraversare il mare con una barca a remi, usandone solamente uno. Finiresti con il girare in tondo, senza raggiungere mai la riva. Per mia fortuna, comincio a rendermene conto.
Meglio tardi, che mai.
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