
Ho sognato Dio, o almeno così mi è parso. Ho sognato Dio e gli ho chiesto perché, tra tutti gli esseri del mondo, debba essere io a portare una croce così grande. Ho sognato Dio che mi guardava e capiva, senza bisogno di aggiungere altre parole, che il momento di premiarmi era arrivato. L’ho sognato mentre mi guariva le ferite e toglieva il dolore dal cuore. Mi ha messo davanti a un computer, proprio come te in questo momento, e mentre scrivevo ho potuto sentire di nuovo i tasti con le dita, il pavimento sotto i piedi e la sedia con la schiena.
L’ho sognato e sono stato libero da vincoli, padrone del mio tempo e artefice del mio destino.
Ho sognato Dio, o chi per lui si arroga il diritto di trasformare la vita, e gli ho chiesto di darmi quello che hai tu.
Non pensare che io che sto scrivendo, o qualcun altro al posto mio, non abbiamo bisogno di vedere concretizzati dei sogni. Saranno esigenze diverse, ognuno ha le proprie, e non mi riferisco a futili bisogni.
Le sofferenze dello spirito fanno male tanto quanto quelle del corpo.
Ma ricordati che il dono dell’intelligenza, del sapere riflettere, della capacità di essere coscienti della propria condizione, di parlarne o di scriverne come fai tu con estrema lucidità è una ricchezza. E tu hai ricevuto questo grande dono.
Un abbraccio e un sorriso 🙂
Primula
Sicuramente hai ragione, ma la ritengo (purtroppo) una magra consolazione. Preferirei essere un po’ meno intelligente e più sano!
Le parole sono state e sono tuttora, in ambiti diversi, la materia del mio lavoro. Le amo e le rispetto così tanto da non sopportare espressioni ipocritamente pietistiche. Quello che scrivo lo sento davvero, altrimenti evito di esternare.
Per cui, ora, non posso che risponderti che ti capisco … nulla più. Perché ogni altra sillaba sarebbe una smanceria di cui non hai certo bisogno.
P. S. Quando vuoi fare quattro chiacchiere io ci sono. Ok?
Se mai ne dovessi sentire il bisogno sarai la prima a saperlo, grazie!
Stupendo!
Grazie!