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Perché a me? Perché tra tutti gli stronzi del pianeta dovevo essere proprio io quello che si rompeva il collo e rimaneva paralizzato? Ecco la domanda che mi pongo tutte le volte che mi ricordo di essere tetraplegico, tutte le volte che guardo la bacheca di Facebook e vi vedo sorridenti, fidanzati o in vacanza e tutte le volte che devo affrontare una situazione secondo me ingiusta. “Non è giusto” ripeto a me stesso, non è giusto non poter fare skate, non è giusto non poter guidare, non poter correre, non poter essere indipendenti, dover dormire con i genitori perché non puoi scoprirti se hai caldo e non puoi bere se hai sete, dover guardare gli altri mentre fanno quello che vorresti fare tu, non è giusto vedere il proprio corpo appassire su una carrozzina. Continua a leggere Uno scopo.