
Quante cose vorrei fare e non posso, quante volte devo dire no con la bocca mentre il mio cuore grida “si, facciamolo subito!”. Mi sembra di essere costretto a condividere una cella con un compagno sgradevole che condiziona le mie scelte e allo stesso tempo esalta parti di me che altrimenti rimarrebbero nascoste. Non ho avuto scelta, la vita mi è toccato affrontarla senza nessuna preparazione quando avevo sedici anni, ho dovuto fare i conti con la realtà quando a tutti era concesso sognare e soprattutto ignorare che al mondo ci fosse anche la sofferenza, che ci fosse un cambiamento così grande dietro un azione così piccola.
Io voglio dimostrare al mondo e a me stesso che la malattia non la sconfiggerò nel momento in cui cammino, ma quando da essa avrò imparato che la felicità può nascere anche laddove il dolore ha scavato così in profondità da lasciare un vuoto incolmabile. Mi sono reso conto che per quanto io cerchi di dimenticarli, momenti come la morte di persone che hanno condiviso con me un poco di questa esperienza mi accompagneranno fino a quando non sarà arrivato anche il mio turno di salutare quelli che rimangono e rincontrare quelli che l’arrivederci me l’hanno dato da tempo.
Io non credo alle coincidenze, la tetraplegia è arrivata nella mia vita per stravolgere la mia visione del mondo, per farmi capire cose che nessun’altro sarebbe stato in grado spiegarmi, per cancellare quella parte di me di cui tanto mi vergogno ora e di cui andavo tanto fiero prima. Il “Gemello cattivo” è morto il primo Marzo 2008 nello stesso momento in cui si spezzavano il mio midollo e tutti i progetti che avevo per il futuro, spazzato via come fa il vento con le foglie in un attimo che a me è parso durare ore.
Il gemello cattivo se né andato per fare posto al gemello che vedete adesso, quello che non può più mascherare la propria insicurezza con la forza perchè di forza non gliene rimasta più, quello che non picchia più nessuno, quello che scrive sul suo blog le verità che ha tenuto nascoste a tutti per tutta la vita. Non ci sono più le corse a perdifiato o le impennate in motorino ad aspettarmi fuori dalla porta, non ci sono e non ci saranno mai più i “sedici anni” che mi sono giocato così velocemente in un Luna Park nonostante andassi incontro a qualcosa che fa paura a tutti, la vita vera.
Questa prova terrificante voglio affrontarla e sconfiggerla, voglio riuscire a immaginarmi un giorno con una fidanzata che mi accetti per quello che sono, voglio poter vedere un Marco invecchiato sulla carrozzina che pur essendo consapevole di non aver fatto tutto quello che avrebbe voluto non prova alcun rimorso perché ha perseguito e raggiunto l’obbiettivo che si era posto molti anni prima, voglio poter arrivare al punto in cui mi sentirò completo senza esserlo mai stato veramente.
Voglio godermi tutto ciò che di bello la vita vorrà offrirmi, venire ricordato un giorno come colui che trovò la forza di amare la vita per quella che era e soprattutto come una persona che nel suo piccolo è riuscita a lasciare il mondo in una condizione migliore di come l’ha trovato. Speriamo bene.
sei speciale ed il tuo Cuore è grande ed immenso .Elena
niente da aggiungere, sei un grande
Non immaginavo che scrivessi così bene, marco! Hai un talento, fanne tesoro! Ti penso spesso e con affetto!!